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Superando del 08/02/2021

«Già prima del Covid-19 in Europa una percentuale inaccettabile di persone con disabilità viveva in condizioni precarie, di povertà ed esclusione sociale. Successivamente, la pandemia ha reso più evidenti queste disuguaglianze e le discriminazioni quotidiane che subiscono le persone con disabilità»: è la denuncia contenuta nel rapporto “Impatto del Covid-19 sulle persone con disabilità”, curato dall’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, che invita i leader europei ad agire al più presto per tutelare i diritti delle persone con disabilità, elencando anche undici dettagliate raccomandazioni.

Già prima dello scoppio dell’epidemia di Covid-19 in Europa «una percentuale inaccettabile di persone con disabilità viveva in condizioni precarie». Più del 28% degli oltre 100 milioni di persone con disabilità in Europa, infatti, viveva in condizioni di povertà ed esclusione sociale. Solo il 20% delle donne e il 28% degli uomini con disabilità avevano un lavoro a tempo pieno. Successivamente, la pandemia da Covid-19 ha reso più evidenti queste disuguaglianze e le discriminazioni quotidiane che subiscono le persone con disabilità.

È questa la denuncia contenuta nel rapporto Impact of Covid-19 on person with disabilities (“Impatto del Covid-19 sulle persone con disabilità”), curato dall’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, che invita i leader europei ad agire al più presto per tutelare i diritti delle persone con disabilità. «La pandemia – scrive Yannis Vardakastanis, presidente dell’EDF nell’introduzione al rapporto, che rappresenta per altro solamente l’estratto di un lavoro più ampio dedicato proprio all’impatto dell’epidemia sulle persone con disabilità – ha evidenziato le conseguenze di anni, decenni e secoli di diseguaglianze, discriminazione ed esclusione subite da uomini, donne e bambini con disabilità. Nessuno era pronto per affrontare una pandemia. I Governi non erano pronti, e hanno reagito lentamente per proteggere i nostri diritti».

Nel rapporto si mette in evidenza come le persone con disabilità abbiano pagato un prezzo molto alto a seguito della pandemia: barriere nell’accesso ai servizi sanitari, condizioni mediche pre-esistenti, età avanzata, istituzionalizzazione sono solo alcuni dei fattori che hanno reso le persone con disabilità particolarmente vulnerabili al contagio.
Due dati, citati nel rapporto, aiutano a comprendere meglio la situazione: le persone con disabilità sono mediamente più suscettibili a condizioni secondarie e co-morbilità (problemi respiratori, diabete, obesità, problemi cardiaci) che possono peggiorare l’esito dell’infezione da Covid-19. Inoltre, l’EDF stima che almeno un milione di persone con disabilità vivano in strutture residenziali, luoghi che in questi mesi si sono spesso trasformati in focolai di infezione con esiti letali.

A conclusione del rapporto, il Forum pubblica un elenco di undici raccomandazioni rivolte all’Unione Europea e ai leader dei singoli Stati dell’Unione:

1. Impegnarsi politicamente a garantire i diritti delle persone con disabilità e ad attuare la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità anche in situazioni di rischio e di emergenza umana, come la crisi di Covid-19.

2. Consultazione e coinvolgimento: adottare misure utili ad assicurare il coinvolgimento strutturale e sistematico di tutte le persone con disabilità attraverso le loro organizzazioni rappresentative e includere i gruppi più svantaggiati.

3. Predisposizione e azione: investire in processi che includano le persone con disabilità per prevenire l’impatto devastante di crisi future. Le azioni inclusive devono comprendere comunicazioni sui temi della salute accessibili.

4. Dati disaggregati: garantire che i dati raccolti siano disaggregati per età, genere e disabilità. Persone con disabilità che vivono all’interno di istituti o strutture residenziali devono essere incluse in tutti i dati raccolti.

5. Investimenti e budget adeguati: risorse adeguate devono essere stanziate per far migliorare i diritti delle persone con disabilità, la loro inclusione nella società e l’implementazione della Convenzione ONU e rafforzare il movimento delle persone con disabilità. Gli investimenti per la ripresa [economica, dopo la crisi causata dal Covid, d.R.] devono includere le persone con disabilità. Nessun investimento deve essere fatto in progetti e iniziative che violano i diritti delle persone con disabilità attraverso la creazione di edifici, mezzi di trasporto o infrastrutture tecnologiche inaccessibili o che segregano le persone con disabilità.

6. Accessibilità e inclusione: garantire accessibilità e inclusione alle persone con disabilità a tutti i livelli di governance, nelle misure di recovery e nella società.

7. Servizi e ausili: garantire che i servizi di supporto specifici e gli ausili siano disponibili e accessibili a tutte le persone con disabilità e siano riconosciuti come essenziali.

8. Vita indipendente: porre fine all’istituzionalizzazione, investendo da subito sulla vita indipendente, promuovendo la transizione dagli istituti a servizi comunitari.

9. Approccio basato sui diritti umani: porre alla base di tutte le azioni un approccio basato sui diritti umani e sulla Convenzione ONU, garantendo garantire i princìpi di uguaglianza e non discriminazione nella legislazione e nella pratica per tutte le persone con disabilità; tutelando le persone con disabilità da violenze, abusi, esclusione, coercizione; assicurando un monitoraggio continuo e indipendente del rispetto dei diritti umani.

10. Assicurare un consenso libero e informato prima della vaccinazione.

11. Diritti delle donne: assicurare la protezione di donne e ragazze con disabilità da violenze e abusi e il mantenimento di servizi di supporto accessibili, compresi quelli riguardanti la loro salute sessuale e riproduttiva e i loro diritti.

La LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) è la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

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